Non mi sento un creativo, penso che la creatività non sia nient'altro che un altro muscolo da allenare. Più che alla creatività pura credo nell'ispirazione e nell'allenamento.
Io non ho la laurea, ho fatto lettere moderne per alcuni anni e quando sono entrato nel mondo del lavoro avevo in mano un diploma di liceo classico e nient'altro. Ho lavorato in un call center, ho fatto il pony express, consegnavo le pizze... Finché non sono finito a fare l'uomo delle pulizie in ufficio e quel lavoro è stato quello che ha cambiato il senso della mia storia. Perché andavo di notte a lavorare in questo ufficio, non c'era nessuno ma c'era un computer. L'ho acceso per curiosità e da lì ho iniziato a smanettarci. Siccome ho sempre disegnato per conto mio, vedevo in quel computer la possibilità di inventarmi una professione da grafico.
"Work hard and be nice with people": lavora duro e sii gentile con le persone. Lavorando da freelance e facendo un lavoro creativo anche di più, perché poi il rischio è quello che ti senti un artista e dimentichi di essere uno che ha come obiettivo risolvere i problemi delle persone. Cerca sempre una dimensione umana, approccia le persone che ti circondano – dal piccolo al grande cliente, a chi fa il tuo lavoro – con un atteggiamento aperto, gentile e disponibile. È importante.
Durante il colloquio penso che bisogna essere formali il giusto, senza esagerare. Lavoriamo in un settore in cui tutta questa formalità non esiste, però capisco che per lavorare in un'agenzia o in un'azienda abbia il suo valore. Essere sempre aperti, gentili e disponibili: quando l'atteggiamento è questo, penso che il modo in cui ti vesti non faccia alcuna differenza.
Penso che il voto di laurea conti davvero poco per trovare lavoro. Fossimo avvocati probabilmente conterebbe, ma per chi come me fa l'illustratore non credo faccia la differenza. Lavoro anche in diverse scuole e trovo che non sia tanto importante il voto degli esami ma piuttosto quanto riesci a carpire e imparare dai professionisti con cui entri in contatto. Avere curiosità vale dieci volte di più del voto di laurea.
Dipende come funziona la tua testa. Lavorare le classiche 8 ore per me non è fattibile, nel senso che per il tipo di lavoro che faccio, in qualche modo lavoro sempre. C'era quel famoso scrittore che diceva: "Come faccio a spiegare che quando guardo fuori dalla finestra in realtà sto lavorando?". Se parti per fare un lavoro creativo pensando "alle 18:00 cade la penna"... Forse no, non è il caso.
Adoro parlare e lavorare con quelle persone che l'unico problema che si pongono è come risolvere i problemi. Quelli che davanti alle difficoltà non si lamentano ma prima pensano come risolverle. Per me sono le persone che in un team fanno la differenza.
La partita IVA è un po' una questione mentale, anche di approccio. Nel senso che quando la apri, ti poni anche sul mercato in maniera diversa, più professionale. Quindi non dico che consiglierei di aprirla subito dal primo giorno, però se lavori con aziende e una volta che vedi che le cose iniziano a girare vuoi lavorare in proprio... sì, conviene averla. Può fare la differenza e aprirti più opportunità di lavoro.
Per me non è così importante distinguere casa e lavoro ma dipende da ciascuno. Io lavoro a casa da sempre, ho iniziato nella cameretta in casa dei miei. Oggi dopo vent'anni un po' di stanchezza da solitudine affiora e magari vado a lavorare in qualche posto dove posso fare due chiacchiere con qualcuno. Ho lavorato da casa anche quando i miei figli erano appena nati... È solo una questione di gestire diversamente il tempo. Se gestisci il tempo in maniera fluida, penso che lavorare da casa sia un vantaggio.
Da libero professionista magari rinunci al weekend, però ti guadagni un lunedì o un giovedì! Devi imparare a mettere dei paletti per gestire il tuo tempo in autonomia. C'è chi fa il mio lavoro e quando va in vacanza spegne tutto perché per lui funziona bene così. Io quando vado in vacanza mi porto comunque quello che mi serve nel caso in cui dovessi lavorare, poi magari non faccio niente ma sono più sereno così. Dipende come funziona meglio per te, in ogni caso se vuoi ritagliarti dei momenti trovi sempre il modo di farlo.
Non sono contrario a prescindere. Mi capita ancora adesso dopo 20 anni di lavorare gratis per cause nelle quali credo e che magari hanno pochi soldi. Quando sei all'inizio, non sono uno di quelli che pensa che se accetti di lavorare gratis stai sbagliando tutto. Penso che ogni volta ci siano delle sfumature. Chiaro che se arriva la multinazionale e ti chiede di lavorare gratis... in quel caso no. Ma se magari ti pagano poco perché è un cliente piccolo e tu hai l'opportunità di fare esperienza e sperimentare come funziona, allora può essere più importante questo: avere spazio per mettersi alla prova.
Per dare un prezzo al mio lavoro, il numero di ore per me non è un parametro valido perché facendo l'illustratore posso metterci poco tempo o molte ore per fare lo stesso lavoro. I due fattori su cui mi baso di più per fare un prezzo sono chi c'è dall'altra parte (quanto è grosso il cliente) e che utilizzo farà delle mie immagini. Cedere allo stesso cliente un'immagine per fare un post sui social o una campagna stampa sui giornali ha un costo diverso, perché per il cliente stesso ha un investimento e un ritorno diverso.
Avere un contratto firmato mi capita molto più oggi rispetto a una volta, anche perché lavoro con clienti più grossi e sono loro che mi mandano il contratto. Quando lavori con aziende è sempre una buona regola far firmare un accordo. Però, se per esempio lavori per i giornali come spesso mi è capitato, è difficile che ci sia un contratto per ogni illustrazione che fai, anche perché di solito i tempi sono molto stretti.
Se ti accorgi che non ha le idee chiare e non sa di cosa parla, educare il cliente è sempre un tentativo che vale la pena fare. Cercando il più possibile un dialogo, facendogli capire che se ha scelto te è perché ha riconosciuto una professionalità di cui ha bisogno e che la tua opinione su alcune cose può essere più importante della sua. Però in ultima analisi il cliente ha (quasi) sempre ragione: siamo professionisti, non artisti e alla fine, per quanto la scelta possa essere sbagliata, l'ultima parola è giusto che sia la sua.
La prima regola è come dicono gli americani, "done is better than perfect": fatto e finito è meglio che perfetto. Consegnare nei tempi richiesti ha molto valore nel rendere il cliente soddisfatto. Per il resto è una questione di relazioni, di saperci fare a seconda di chi hai dall'altra parte. Il rapporto con il cliente si crea e si coltiva così come crei qualsiasi altro tipo di rapporto nella tua vita privata.
Ho fatto un percorso di studi completamente diverso (liceo classico e qualche anno di lettere moderne) e verrebbe facile dire che non è servito a niente per quello che faccio oggi. Ma non penso che sia così. Sono un fan dei percorsi tortuosi e penso che, qualunque sia la tua professione, dentro ci metti tutte le esperienze formative che hai fatto. Penso che sia importante aver fatto un percorso di studi, di qualsiasi tipo, perché ti servirà comunque.
Più che saper fare tutto di tutto, penso sia molto più utile avere una rete di professionisti con i quali condividere e allargare le competenze. Io sono un illustratore e per esempio, nel mio caso, non faccio motion graphics: se c'è l'esigenza, so chi contattare e so che saprà farlo meglio di me.
Se mantieni un atteggiamento aperto nei confronti degli altri e se la qualità del tuo lavoro è buona, entri facilmente in contatto con persone che a loro volta lavorano con qualità o che cercano un lavoro di valore. Nel "giro giusto" si entra lavorando bene e mantenendo un atteggiamento aperto.
Il miglior modo per presentare il proprio lavoro è realizzare un portfolio chiaro e che sia di facile lettura, perché chi lo guarderà avrà poco tempo per farlo. Meglio un portfolio con meno lavori ma di cui sei sicuro, piuttosto che mostrare di aver fatto cento cose, mettendo dentro di tutto un po'.
Apprezzo un utilizzo spontaneo ma allo stesso tempo ponderato dei canali social. Non ho una strategia pianificata per i miei post, ma ci dedico del tempo perché penso che per il nostro lavoro siano uno strumento di comunicazione eccezionale.
Bisogna sempre ricordarsi che è assolutamente normale non sentirsi pienamente soddisfatti dei propri risultati. Se riguardo le cose che ho fatto mesi fa, sicuramente oggi le rifarei diversamente. Credo di non aver mai creato l'immagine "perfetta" della quale sono felice al 100%. Il bello di fare il freelance è che non so cosa mi aspetta e a cosa starò lavorando nelle prossime settimane. Questo mi dà l'ottimismo per pensare che la prossima immagine sarà migliore dell'immagine che ho creato oggi.
Coltivo l'ispirazione guardando qualunque cosa mi circondi, non utilizzo solo i canali dedicati al tipo di lavoro che faccio. Mi piace tenere la mente sempre aperta, penso che anche una serata tra amici possa darmi, domani, la risposta a un problema. Leggere un libro, andare a una mostra, ascoltare la musica... Qualunque cosa può essere fonte di ispirazione e ritornare utile quando meno te l'aspetti.
Ho una grande fortuna perché penso di essere la persona meno ansiosa al mondo. In generale non ho quasi mai il problema dell'ansia, e il lavoro che faccio mi è congeniale anche per questo. Io adoro le deadline perché mi aiutano a rimanere focalizzato: sono un grande procrastinatore e quindi se ho un mese di tempo per fare un lavoro, è facile che lavori gli ultimi quattro giorni. Mi piace per esempio lavorare con i giornali perché quando un quotidiano ti dà poche ore per fare tutto, sei costretto a concentrarti e dare il massimo. L'ispirazione è la deadline, e viceversa la deadline può essere una grande fonte di ispirazione.
Non permettere che dicano che i giovani sono sfigati, perché non lo sono affatto. Non credere a quelli che ti dicono che il futuro non è più quello di una volta. E anzi meno male, perché è sicuramente migliore di quello di una volta!