In proprio

Partita IVA: e se poi me ne pento?

Però non ditemi "te l'avevo detto".

26 risposte

La partita IVA la apri e la chiudi, non c'è problema! Oggi può essere uno strumento che facilita l'ingresso nel mondo del lavoro, perché rende molto più elastica la possibilità di ingresso in azienda. Con la partita IVA magari sei più interessante per un'azienda, rispetto a un'assunzione.

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La partita IVA può darti una libertà unica, ovvero quello di essere Boss di te stesso e quindi essere l'unico a decidere quanto e per chi lavorare. Dall'altra parte ovviamente è una responsabilità economica, quindi prima di aprirla pensaci bene. Ma se dovessi scoprire che la partita IVA non fa per te, la puoi chiudere in qualsiasi momento.

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Ho avuto la partita IVA per un bel po' di anni. Consiglio di aprirla? Siamo nell'ambito della consulenza del lavoro, bisognerebbe valutare caso per caso. Sicuramente non bisogna fare l'errore di pensare che il tema sia semplice. Partirei dalla domanda: su cosa voglio sfidarmi? A costruire relazioni e fare l'imprenditore, cioè oltre a realizzare molto bene un progetto voglio imparare anche a venderlo? Allora apro la partita IVA. Voglio fare carriera dentro un'azienda (o mi basta avere il mio posto)? Bene, allora vado a fare il dipendente. Il consiglio che vorrei dare a un ragazzo giovane che apre partita IVA per fare il freelance, è di non farsi prendere dal panico e dire: "Oh mio Dio come farò a pagare le bollette". È importante capire anche questo, però è necessario avere un piano, capire innanzitutto qual è l'obiettivo. Se apro la partita IVA perché voglio essere il miglior product designer, voglio lavorare in questo settore e quindi le sere mi studio i migliori feed e poi provo a lavorare, vado a parlare con chi fa già questo lavoro, inizio a propormi ai clienti... Allora sì, aprire la partita IVA è sostenibile. Ma aprirla per aspettare che i clienti vengano a bussare, questo è ridicolo.

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Non capisco la paura della partita IVA, è facilissimo chiuderla. Si può tornare indietro. I migliori dipendenti che ho visto erano stati liberi professionisti con partita IVA in passato.

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No ho mai avuto una partita IVA: per me averla è una follia. In molti casi avere la partita IVA significa che tu sei un freelance, ma lavori otto ore come un dipendente.

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Io ho sempre avuto la partita IVA. È stato un passaggio naturale, non è che ci abbia pensato più di tanto. L'ho sempre vista come una condizione abbastanza naturale, come avere la carta d'identità. Poi sì, uno può sentirne il peso. È vero che oggi ormai non ti assume più nessuno: ti chiedono di aprire la partita IVA per fare finta di assumerti. Quindi le implicazioni psico-filosofiche di avere una partita IVA magari sono cambiate rispetto un tempo. Però perché no, tanto voglio dire, come si può aprire, si può chiudere. Non è una cosa che ti condanna a vita. Inviterei a considerare la partita IVA come niente più di un numero che serve a fare le fatture, dopodiché puoi anche chiuderla, nel momento in cui magari trovi un lavoro da dipendente. Quindi perché no?

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La partita IVA spaventa perché vuol dire lanciarsi nell'instabilità, però è sicuramente un biglietto di ingresso sui lavori a progetto. È quindi una carta per agganciare realtà che ti interessano e che non avrebbero le risorse per inserirti nell'organico. Spaventa sì, è una scelta che bisogna fare con consapevolezza, a volte devi accettare molti compromessi per tirarti fuori dai famosi "merdoni". In Italia il regime dei minimi è molto comodo perché ha una tassazione piuttosto bassa. Il regime ordinario è il drago più cattivo che abbia visto... Il mio rapporto con la partita IVA è stato molto controverso. Nei primi anni, quando guadagnavo il sufficiente per vivere, ero molto frustrato perché non riuscivo ad avere il controllo delle mie finanze, della mia stabilità. All'inizio questa cosa mi pesava ma poi effettivamente, crescendo professionalmente, si è rivelata un vantaggio.

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Come tutte le cose, la partita IVA è uno strumento. La domanda da porsi è: "Ne ho bisogno per dichiarare al fisco che ho più soldi di quelli che mi permette la prestazione occasionale?", oppure, "Avrò tanti committenti diversi per fare la mia attività da freelance, grafico, creativo?", e infine, "Ho veramente voglia di sbattermi e gestire anche tutta la parte contabile: fatturazione, recupero crediti, ecc?". Che purtroppo questa è una parte ingente del lavoro, perché tendenzialmente i clienti non pagano, e se possono pagano il più tardi possibile – anche se vogliono il lavoro il più presto possibile. Dipende molto dall'attitudine che uno ha, o dalle fasi che passi. Può essere un ottimo strumento, però devi avere anche tanta autodisciplina con la partita IVA.

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La partita IVA non devi aprirla ad occhi chiusi: parlane con un bravo consulente del lavoro o con un commercialista, fatti spiegare cosa comporta, quali sono i costi e soprattutto spiegagli il lavoro che vuoi fare e a chi ti vuoi rivolgere, perché magari ci sono soluzioni che non conosci. Quando ho iniziato avevo un contratto para-subordinato e ancora adesso alcune aziende pagano così, perciò in quel caso non hai bisogno di aprire la partita IVA. Se invece pensi di metterti in proprio, di collaborare con altri freelance o agenzie, la partita IVA è fondamentale.

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Il problema è che chi apre partita IVA è inconsapevole di quello che andrà ad affrontare, perché nessuno te lo dice. È un massacro. Quando gli altri hanno la tredicesima, noi paghiamo l'acconto dell'anno successivo. È durissima, non hai le ferie, non hai la malattia... La maternità c'è e non c'è. Devi fare il tuo lavoro principale, che ti occuperà la maggior parte del tempo, e poi diversi altri lavori. Ad esempio sollecitare i pagamenti delle fatture è una costante. Solo facendolo ti accorgerai di quanto tempo devi dedicare a questo per avere il tuo stipendio a fine mese. Quindi è dura... Dopodiché gli aspetti positivi ci sono. Se sei bravo – e devi esserlo molto, per come funziona in Italia – hai una libertà che altri non hanno. Però gli altri sono liberi di avere l'influenza, tu no.

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Ora ci sono agevolazioni molto vantaggiose per aprire partita IVA, per vedere se le cose vanno bene puoi andare avanti almeno per un primo anno. Nel momento in cui realizzi che il tuo scopo personale è fare il freelance, ha sempre senso provare. Se poi le cose vanno proprio male, la chiudi. Detto questo non consiglierei di farlo appena uscito dall'università, perché un minimo di esperienza è necessaria. Ci vuole anche l'umiltà di capire che hai ancora un sacco di cose da imparare. Una cosa che pochi considerano è che puoi anche aprire partita IVA mentre lavori part-time in uno studio. Ti dà la possibilità di cominciare a coltivarti tuoi clienti per poi pian piano staccarti dallo studio, se questa è la tua esigenza.

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Non bisogna spaventarsi della partita IVA, perché come si apre, si chiude facilmente. Al di là di alcune rotture e spese burocratiche, sostanzialmente se non hai fatturato non paghi niente, e male che vada la puoi chiudere. Io l'ho avuta prima di aprire lo studio e avere la partita IVA mi dava molta flessibilità, perché al contrario avere una società è un matrimonio, con tutti i suoi pro e contro. Gli step che ho fatto (non è che li consiglio per forza) sono stati prima internship, poi partita IVA e poi creare la società. La partita IVA non è il male assoluto, è molto difficile perché devi saperti vendere bene però dà anche belle soddisfazioni.

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Dipende da persona a persona. Ci sono persone che con la partita IVA non ci sanno fare e altre che il posto fisso non lo vogliono proprio avere. La partita IVA conviene aprirla quando hai già un giro di clienti, per averlo vuoi dire che devi sbatterti. Un casino. Quindi, se non sai dove andare a parare, se non hai clienti e non intendi trovarli, non aprire la partita IVA sperando che poi arrivi qualcosa. Non ha senso. Se invece ti sei sbattuto, hai collaborato con un tizio, hai trovato un cugino che ti ha dato un lavoro che poi ti ha presentato a un altro e quindi sei entrato in un giro per cui con i 5 mila euro di ritenuta d'acconto non ci stai più dentro e prevedi di fare un salto... allora apri partita IVA. È così, è normale. Se devi fare della strada, compri la bici, poi ti accorgi che devi fare più strada, allora dovrai comprare la macchina.

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Ho partita IVA personale, in regime forfettario. Spaventa sicuramente, aprire partita IVA significa avere una gestione fiscale molto diversa da quella di un dipendente. Intanto bisogna entrare nell'ordine di idee che la tassazione è a valle e non a monte dello stipendio. Significa che ciò che fatturi è lordo e che le tasse le pagherai tutte insieme (!!!) all'atto della dichiarazione dei redditi. C'è chi apre un secondo conto corrente dove tiene da parte i soldi per pagare le tasse, io non lo faccio: cerco solo di stare attento e tenere traccia di tutte le fatture che emetto, sapendo bene fin da subito quali sono, davvero, le mie entrate nette. L'altra cosa che spaventa è la mancanza di ferie, malattia, TFR, ecc. E il doversi rivolgere per forza a un commercialista per le questioni fiscali (minimo 500 euro l'anno). È sicuramente conveniente aprirla quando esci dal limite dei lavoratori occasionali (quando fatturi più di 5 mila euro l'anno), però metti in conto che ci vorrà un po' per abituarsi alla gestione fiscale e dovrai avere qualche accortezza.

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Noi abbiamo appena aperto lo studio Nooi e quindi la partita IVA – ancora non possiamo dire se ce ne pentiamo. Abbiamo concluso da poco il programma MIP (Mettersi In Proprio) della Regione Piemonte e per noi è stato davvero utile, ti dà una bella infarinatura e avevamo una bravissima tutor. Abbiamo fatto insieme un'analisi della nostra attività, in maniera tale da avere più o meno la certezza di stare in piedi almeno il primo anno. In più ci ha indirizzato alla richiesta di fondi pubblici. Ad esempio abbiamo vinto un bando a Collegno che dava un fondo perduto di 7.000 € e adesso ne stiamo adocchiando altri due.

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Avere una partita IVA diventa prima o poi necessario per poter lavorare in proprio. In questo momento in Italia esistono ottime agevolazioni fiscali, ad esempio con il regime forfettario dei minimi.

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Io ho avuto partita IVA e non me ne pento, ma è molto stressante da gestire e non lo consiglierei a tutti. È molto soggettivo.

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Partita IVA: io dico, perché no? Non capisco questa grande paura, io non l'ho mai provata. Penso che non debba spaventare, la partita IVA è un passo naturale, una formalizzazione della propria professione. Perché non farlo? Non ne capisco il blocco.

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Partita IVA, sì. Fatelo tutti e sceglietevi un buon commercialista: non uno consigliato da parenti o amici, uno con cui vi trovate veramente.

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Non vedo grandi problemi nell'avere la partita IVA, non è un costo insormontabile né aprirla né chiuderla e non ti segna a vita. Bisogna però essere molto consapevole dei costi di gestione ordinaria della ditta e del fatto che poi sei da solo e devi inventarti il mestiere ogni santo giorno. Se hai in mente grandi piani, devi avere un'idea di business che sembri stare in piedi e quindi fare prima un business plan può aiutare. Se invece sei un freelance tipo "faccio il grafico", oltre a fare un business plan consiglio di aprire la partita IVA quando hai già qualche cliente e senti che potresti camminare con le tue gambe.

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Aprire partita IVA è indubbiamente un salto nel buio, c'è sempre un po' la paura di rimanere senza lavoro. Perché a meno di occasioni particolari che ti offrono una collaborazione regolare – sono le migliori ma non è facile trovarle – avere continuità lavorativa non è facile. Questo può fare paura, perché per arrivare ad avere una certa regolarità bisogna avere un giro di clienti abbastanza importante. Io consiglio di iniziare con la ritenuta d'acconto, anche se purtroppo ha un tetto massimo ancora bassissimo... Con 5mila euro non riesci ancora a capire se hai il giro per sostenere una partita IVA, che comunque ha costi importanti. Se hai l'indole da libero professionista, in qualche modo capisci subito se funziona o no. Per me ha funzionato una situazione intermedia, collaborando con uno studio. Questo garantisce una certa continuità, visto che lo studio è più grande e ha molti più clienti di quanti potrei trovarne da solo. Magari riesci ad avere collaborazioni anche con più studi. L'importante è creare una rete e molti contatti, finché non sei pronto da questo punto di vista non conviene buttarsi nella partita IVA.

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Ho una Srl in Italia e due Limited a Londra. All'inizio anch'io avevo paura, ma una struttura bisogna averla, specialmente quando le prospettive di fatturato iniziano a diventare consistenti.

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Devo dirlo, sicuramente uno a un certo punto se ne pente, della partita IVA :) A parte gli scherzi, ora in questo periodo è facilitata e ci sono vantaggi fiscali non indifferenti per aprirla. Tra l'altro quella personale è facile anche da chiudere rispetto a una società: chi ha partita IVA non è detto che muoia con la partita IVA! Una ragazza che ho assunto l'ha chiusa per diventare dipendente e al contrario un'altra ha deciso di aprirla rinunciando al posto fisso. La partita IVA non è solo una necessità ma è anche un'esigenza di libertà. Non vediamola quindi sempre in negativo, è senz'altro un modo più facile per iniziare a lavorare perché permette di testare collaborazioni che altrimenti non sarebbero neanche nate.

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Io non vedevo l'ora di aprirla, la partita IVA, però io ho un'alta resistenza al rischio. Va aperta se il bisogno di indipendenza è grande, altrimenti no, perché soccombi alle tasse e ai costi. La partita IVA richiede una grande autogestione e gestione di cassa, perché gli ingressi non sono fissi ma variabili. Se ami l'autonomia – ti prego – apri la partita IVA, perché soffrirai in qualsiasi altro inquadramento. Se invece non fa per te perché non vuoi farti i calcoli da solo non aprirla, perché ne morirai. La partita IVA significa avere a che fare con l'Agenzia delle Entrate e con i commercialisti, e ciascuno ti dirà una cosa diversa. Dovrai essere indipendente per decidere cosa fare, quindi se ti va bene l'autonomia, falla. Altrimenti no.

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Se poi te ne penti, la chiudi. È assolutamente fattibile: la partita IVA si può aprire facilmente, si può chiudere facilmente. Anche economicamente parlando, se è andata male non è una gran cosa, è piuttosto semplice. Nonostante si dica tanto sulla tassazione in Italia, anche un'azienda – una S.r.l. come la nostra – può sopravvivere. Non è vero che non si può fare impresa. A volte il troppo vittimismo ci porta a credere che non sia possibile, invece sì, è possibile, si può fare. Soltanto che bisogna essere un po' quadrati e organizzati. Per la partita IVA personale ci sono oggi condizioni fantastiche con i regimi agevolati, non vedo perché una persona che vuole provare non debba farlo. Piuttosto poi torni indietro. Ma non conosco quasi nessuno che l'abbia fatto.

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La partita IVA è un po' una questione mentale, anche di approccio. Nel senso che quando la apri, ti poni anche sul mercato in maniera diversa, più professionale. Quindi non dico che consiglierei di aprirla subito dal primo giorno, però se lavori con aziende e una volta che vedi che le cose iniziano a girare vuoi lavorare in proprio... sì, conviene averla. Può fare la differenza e aprirti più opportunità di lavoro.

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