18 risposte
Nel mio caso il percorso di studi è stato molto importante, perché partivo da zero. Non avevo competenze e non sono nato nella generazione di internet. Allo IED ho maturato un'esperienza che non avrei avuto modo di fare altrove. Oggi è tutto cambiato, molti Social Media Manager non hanno studiato nulla di comunicazione. Non è detto che, oggi, fare un percorso di studi costoso ti garantisca la stessa formazione che ha garantito a me. Se studi filosofia, ma poi sei in grado di approfondire argomenti di comunicazione digitale da solo e partecipi a workshop o eventi, puoi raggiungere buoni risultati. Se vuoi fare il designer, non è detto che tu debba fare un percorso di studi verticale in questo settore, perché magari puoi avere un'altra formazione ed essere bravissimo lo stesso. L'ambiente digitale oggi è immersivo... Ci siamo proprio dentro.
Il fatto di non aver fatto l'università non mi manca e sono soddisfatta del percorso di studio che ho fatto. Tutto quello che ho imparato l'ho appreso leggendo manuali, informandomi in rete, seguendo corsi di aggiornamento di marketing e comunicazione, e lavorando. Conosco tantissima gente che fa un lavoro opposto a quello per il quale aveva studiato, quindi secondo me la formazione universitaria ti aiuta a tenere la mente elastica e a darti un bagaglio culturale di base che è utile, ma poi tantissime cose le impari strada facendo.
Il percorso di studi non è importantissimo, importante è avere le competenze per fare il lavoro che si sta facendo. Non è detto che l'università te le dia, certe competenze, soprattutto in ambiti "creativi". Esistono università che ti preparano molto bene, università che ti preparano più o meno bene, ma anche percorsi che uno può fare autonomamente. È ovvio che avere dei professori che lavorano e che ti sanno indirizzare è importante, ma ormai la formazione si trova dappertutto, ci sono mille corsi e università online e tantissimi tutorial su YouTube. Alcune competenze pratiche si acquisiscono anche senza fare l'università. Poi è chiaro che averla fatta dà un vantaggio, perché mi permette di entrare in contatto con professionisti che già lavorano... Però non direi che è indispensabile.
Per il lavoro che faccio oggi, per me l'università è stata fondamentale. Ho studiato Disegno Industriale al Politecnico di Torino e poi mi sono diplomato alla Fab Academy del MIT.
L'università è importante, ma non solo a livello didattico, soprattutto perché ci permette di accedere a un mondo di contatti e relazioni che altrimenti ci sarebbe precluso.
Il percorso di studi è importante, sì. Io ho fatto il Politecnico di Torino – Graphic and Virtual Design – e una cosa che mi ha insegnato è il metodo progettuale. Che non è esattamente quello che uso adesso, ma va inteso come capacità di essere critici, capire le esigenze e gli interlocutori. Probabilmente da giovane fai fatica a coglierne l'importanza ma io ne sono sempre più convinto ed è una cosa che ci ha insegnato il Poli. Poi ognuno l'ha evoluta a modo suo, creando un proprio metodo di risolvere i problemi e di presentare una soluzione al cliente. Nel corso della professione vieni contaminato da esperienze, altre metodologie – Design Thinking, Lean Thinking... Un metodo funziona quando lo fai tuo e lo adatti al tuo modo di pensare. Gli studi sono importanti, adesso che bazzico l'ambiente didattico so riconoscere su cosa potrebbe essere forte una persona in base alla scuola che ha fatto. Però, per me, contano di più i progetti fatti, sono un fan del "learning by doing". Le scuole sono un buon trampolino di lancio che ti permette di risparmiare tempo.
L'università – il Politecnico senz'altro – ti insegna un metodo, cioè come affrontare ogni volta un progetto diverso applicando una procedura comune. Sicuramente nell'applicare un metodo c'è il rischio che si perda qualcosa a discapito della spontaneità o dell'energia... Però non riusciresti a essere un buon progettista puramente da autodidatta. Parlando di educazione, la cosa migliore è continuare a specializzarsi anche con studi successivi, cercando di approfondire in modo sempre più specifico il proprio campo di competenza.
Penso che la laurea sia importante, perché una cosa che a me è mancata è proprio aver sistematizzato le cose che so oggi. Cioè nella mia disciplina non so meno di un laureato – complice anche l'esperienza, forse ne so anche di più perché lo faccio da tanti anni. Però non aver fatto l'università è una cosa che a volte mi è mancata e ho sentito la necessità di compensare facendo corsi. Quindi contare, conta. Se è una condizione sufficiente o necessaria per trovare lavoro, questo no. Però avere una laurea aiuta ad avere quella consapevolezza e anche tranquillità nel presentarsi a un colloquio di lavoro.
Io sono soddisfatta del mio percorso di studi – Design al Politecnico di Torino – per il ragionamento progettuale che mi ha insegnato. Credo che non sia banale. Ci sono istituti che ti formano più dal punto di vista tecnico, anziché progettuale. Idealmente entrambi gli aspetti dovrebbero andare di pari passo, ma a livello di formazione penso che l'approccio progettuale sia imprescindibile. Tutto il resto in qualche modo si impara con il tempo o grazie a corsi professionali. Che però da soli non bastano: non è che se fai un corso di Illustrator diventi un illustratore. Devi avere un background progettuale, è questo l'aspetto fondamentale di un percorso di studi.
Nonostante non stia svolgendo il lavoro per cui ho studiato, sono soddisfattissimo del mio percorso di studi (mi sono laureato in Biotecnologie Molecolari). Sì, è importante aver studiato, aver fatto l'università. Non solo per le competenze che ho acquisito, che mi tornano utili nella vita di tutti i giorni e che magari un giorno mi aiuteranno anche sul lavoro, ma anche per la forma mentis che mi hanno regalato. Dai miei studi ho imparato il pensiero scientifico, un approccio che ritengo fondamentale per interpretare qualsiasi cosa: un esempio fra tutti, sicuramente molto attuale, è saper leggere le notizie e saper fare le giuste ricerche per distinguere quelle vere dalle fake news.
Sono soddisfatto della mia esperienza universitaria soprattutto per la forma mentis che mi ha lasciato e la capacità di continuare a essere curioso su temi differenti.
L'università – personalmente ne ho fatta parecchia, pure il dottorato – mi ha insegnato a esprimermi in modo chiaro su qualsiasi cosa, più o meno in qualsiasi lingua. È importante averlo fatto? Dipende. Puoi essere un grafico brillante e non aver studiato affatto.
Il percorso di studi è di sicuro importante, io mi sono laureato in Design e Comunicazione visiva al Politecnico di Torino e ho fatto un master in Industrial Design in Danimarca. Sono soddisfatto dei miei studi perché effettivamente mi è capitato di vedere che chi ha avuto un percorso diverso è arrivato meno preparato al mondo del lavoro. E la preparazione conta molto nel nostro campo. Allo stesso tempo, è vero che le competenze che non hai acquisito studiando puoi recuperarle se hai la fortuna di fare dei buoni stage o di incontrare persone valide nel tuo percorso lavorativo, che riescano a insegnarti ciò che non ti è stato insegnato durante gli studi e anche di più.
Sono molto fiero del mio percorso di studi e penso che la scuola sia fondamentale, una buona teoria ti permette di avere basi solide.
Credo sia importante seguire un percorso di studi. Non sono particolarmente contento del mio, ma mi ha insegnato comunque qualcosa. Ho fatto lo IED, Digital and Virtual Design. Come corso era "tutto e niente", e quindi a livello tecnico mi ha insegnato pochissimo ma questa infarinatura generale mi ha fatto capire cosa volevo fare e mi ha dato quell'abilità mentale di cercare soluzioni ovunque. Mentre facevo le cose per la scuola, imparavo da solo ciò che mi interessava approfondire. Al tempo YouTube era ancora all'inizio e non c'erano i tutorial. Adesso ce ne sono tantissimi, ed è una cosa incredibile, bellissima secondo me, questa democratizzazione della cultura e della tecnica. Anche se questo ha fatto un po' impigrire le persone, che a volte non sono più capaci di cercare la soluzione. Trovo che i giovanissimi siano nativi digitali che però faticano a guardare il problema da un altro lato, secondo altre prospettive. Oggi, se tornassi indietro, probabilmente andrei a studiare all'estero (in Francia ad esempio, dove ci sono le migliori scuole di animazione, o anche in America, dove però costano tantissimo). Ma non mi pento del percorso che ho fatto e che mi ha portato dove sono, lì ho conosciuto i soci con cui ho fondato lo studio.
Per me il percorso di studi è stato molto importante, ho studiato Design e Comunicazione visiva al Politecnico di Milano e ho fatto un master di Media e Comunicazione a Rotterdam. Mi ha insegnato ad essere indipendente e imparare autonomamente anche dopo gli studi, in ambito lavorativo.
Ho studiato marketing internazionale e oggi faccio l'art director e photo editor. Il percorso di studi, l'università, mi ha insegnato a informarmi: capire che cosa vuole il professore, cosa è importante studiare, se bisogna seguire le lezioni, quali sono le domande che farà. Studiare, raccogliere dati, è quasi un lavoro ispettivo. E questa attitudine ti torna utile anche sul lavoro, perciò è interessante. Al di là delle competenze tecniche, l'università è importante perché ti lascia la capacità di collegare argomenti, costruire nessi. Alcune teorie che ho studiato non le ricordo più ma mi è rimasto il metodo, i passaggi per arrivare a un determinato risultato.
Ho fatto un percorso di studi completamente diverso (liceo classico e qualche anno di lettere moderne) e verrebbe facile dire che non è servito a niente per quello che faccio oggi. Ma non penso che sia così. Sono un fan dei percorsi tortuosi e penso che, qualunque sia la tua professione, dentro ci metti tutte le esperienze formative che hai fatto. Penso che sia importante aver fatto un percorso di studi, di qualsiasi tipo, perché ti servirà comunque.